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‘Bedelia’: si può aprire la testa di Leo Ortolani con un apriscatole?

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Su Il Fatto Quotidiano in edicola il 29 dicembre 2020 ho raccontato com’è stato leggere ‘Bedelia‘, l’ultimo libro di Leo Ortolani (Bao Publishing). O meglio, com’è stato aprirgli la testa con un apriscatole.
Ecco il mio racconto

Di qualcuno troppo geniale si dice, a volte: “ci sarebbe da aprirgli la testa per vedere cosa c’è dentro”. Certo, è un modo di dire e se aprissimo la testa di Leo Ortolani, magari con un apriscatole, sono certo che non ci troveremmo niente fuori dall’ordinario. In più, avremmo probabilmente ucciso uno degli autori più originali degli ultimi trent’anni. Per ‘spiare’ la testa di Ortolani in modo non cruento conviene leggere piuttosto le sue storie.
É arrivato il momento in cui specifichiamo che si tratta di un autore di fumetti ma, tranquilli, non siamo qui per affrontare l’ormai superata (da chiunque abbia i pollici opponibili) ‘sottovalutazione del media fumetto’. Siamo invece qui per Bedelia, l’ultimo libro di Leo Ortolani. Veloce ricapitolazione per chi non conoscesse l’autore: nato a Pisa nel 1967, è geologo e ha una pagina wiki occupata per due terzi solo dai premi che ha vinto (che non c’entrano niente con la geologia, ma col fumetto). Nel 1989 crea Rat-Man, fumetto umoristico diventato uno dei più longevi successi italiani. Nel 2017 decide di concludere la serie, ancora premiatissima nelle edicole, per passare ad altre storie.
E quelle storie arrivano, tra le ultime quelle covate con cura da Bao Publishing: dopo Cinzia (2018), ecco Bedelia.
Leggerlo è come assistere a un numero di escapismo del grande Houdini. Come si evince dal titolo, ‘Bedelia’ è la storia di una donna. Una donna bellissima e il cui successo nella vita (è modella di lingerie) si basa su questa unica dote. Inoltre, la passione di Bedelia (e leit motiv di quasi tutte le gag) è passare da un partner sessuale all’altro senza toccare mai terra. Il tutto raccontato, con frizzi e lazzi, da un uomo: Ortolani, appunto. Sentite questa sirena suonare? Questo allarme rosso ‘UAUAUAUAUA‘ che grida: “INDIGNAZIONE SESSISMO”?
Il libro si legge come si guarda Houdini incatenato e appeso per i piedi in una vasca piena d’acqua, chiedendosi: “come farà a uscirne vivo?”. Ebbene, Ortolani ci riesce: ci porta a conoscere la sua Bedelia. Ci fa ridere, ci fa innamorare, ci prende a schiaffi, e finito lo spettacolo ci mette il cappotto e – esterrefatti – ci accompagna alla porta. Ha fatto tutto davanti ai nostri occhi, ma il lettore non può non chiedersi: “come c’è riuscito?”.
Forse il segreto è il rispetto che l’autore dimostra per i suoi personaggi? La voglia di raccontare storie che sfidano ogni limite e pregiudizio? O la semplicità del bianco e nero? A Leo, per stupire, non servono effetti speciali grafici di alcun tipo. Il colore diventa un orpello superfluo. Ma tutto questo non svela ancora il trucco, anzi lo infittisce di mistero. Com’è riuscito Ortolani a far filare liscia e a consegnarci una storia così perfetta, delicata e divertente? Così torna quella voglia irrefrenabile di aprirgli la testa e frugare bene dentro, cercando se per caso non sia nascosta lì da qualche parte la chiave segreta del suo successo. Ma lasciamo perdere, non vorremmo ammazzarlo e così perderci le sue prossime storie.

Di |2020-12-30T15:29:20+01:0030 Dicembre 2020|Categorie: recensione|Tag: |7 Commenti
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