Una guida turistica dell’orrore
Da Il Fatto Quotidiano del 23 novembre 2021.
I luoghi hanno una memoria. Gli eventi e le vite che li hanno riempiti – felicemente o tragicamente, nel corso di anni o secoli – si imprimono sulle pareti lasciando aloni, si infilano negli stipiti delle porte che poi si aprono da sole, impregnano le assi dei pavimenti che scricchiolano nel silenzio della notte, riempiono gli angoli delle soffitte acquattandosi dove non arriva la luce: eccoli, i posti raccontati nell’Atlante dei luoghi infestati edito da Bompiani (potete ordinarlo qui), ultimo arrivato nella collana di Atlanti Illustrati che conta tra gli altri l’Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, l’Atlante delle isole remote e l’Atlante dei luoghi maledetti. Una guida turistica del terrore, con tanto di coordinate geografiche: mancano solo i consigli su dove mangiare nei dintorni, ma sarebbero fuori luogo perché con questo atlante non si scoprono i piaceri di qualche Capitale europea, ma le leggende inquietanti nascoste dietro cinquanta posti sparpagliati nel mondo. Quindi o mettete una buona dose di coraggio in valigia o questo libro non fa per voi. Per esempio: c’è una casa sulla collina di Montecristo, in Australia, in cui ancora si aggira la presenza della prima proprietaria, morta da sola e in preda al delirio religioso. E c’è una cascata, in Colombia, maledetta dal sangue degli indios che vi trovarono la morte al tempo dei Conquistadores: proviamo a scoprire che fine ha fatto l’Hotel del Salto costruito su quella sponda nel 1923? E poi c’è una canonica, nel profondo nord della Svezia, tra i boschi e un piccolo cimitero, sotto il cui tetto si sono susseguite così tante morti e violenze da renderla tutt’oggi inabitabile per i vivi. Ci passereste una notte? (Chi vi scrive ci ha provato davvero, qualche anno fa. Esperienza sconsigliabile)(clicca qui per leggere il mio resoconto). Ad accompagnare i capitoli ci sono le tavole di Daria Petrilli, illustratrice elegante ed eterea, che più che disegnare il terrore lo suggerisce con trasparenze e leggere sovrapposizioni. Ai testi c’è invece Giulio D’Antona: sceneggiatore per Topolino, poi corrispondente da New York per varie testate, poi produttore di alcuni dei più acclamati standup comedians italiani e traduttore della scrittrice statunitense Fran Lebowitz (imperdibile su Netflix in Fate finta che sia una città). Da dove gli venga – o, meglio, dove la tenesse nascosta – questa enciclopedica conoscenza dell’orrore non lo sappiamo, ma quello che conta è che l’abbia condivisa. E che abbia deciso di non fermarsi: la prossima tappa sarà Roma, a suo dire piena di spettri. I turisti dell’inquietudine sono avvisati.