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Le più sceme frasi di Osho

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Dunque mi segnalano che Federico Palmaroli – creatore di Le più belle frasi di Osho – per difendersi sui social (occhio, fa già ridere) dall’accusa di essere antigrillino ha chiamato in causa me (riderissimo) sostenendo che “invece natangelo piace perchè è pro M5s” e che infatti su Il Fatto Quotidiano non si vedono “vignette contro Di Maio e Conte” (bum! Risatona!).
Caro Federico, non sono un elettore/sostenitore/simpatizzante del m5s (nè altri partiti) ma, ciò detto, credo che avere una simpatia politica non sia un limite, purché la cosa non impedisca di essere obiettivi: ad esempio, sul tuo orientamento politico dicono di tutto – dalla destra estrema al grillismo spinto – ma la cosa non mi ha mai interessato perchè non mi pare ti impedisca di fare con obiettività il tuo lavoro.
Solo che la difesa di questa obiettività con una ‘reductio ad natangelum’ è un po’ deboluccia.
Non ho mai pubblicato su Il Fatto una vignetta sul M5s oppure io sono pro-M5s? Bah. Per me parla il mio lavoro: è lì, negli archivi cartacei de Il Fatto e online sui miei canali. Fattici un giro e, se ti trovi, puoi andare indietro fino al 2009 e ci troverai una mia vignetta al giorno, ogni giorno, su chiunque fino ad arrivare ai Di Maio, Conte, Di Battista, Grillo e Casaleggio e chittepare.
Non entro nel dettaglio ma se ci tieni ti dico solo che l‘ultimo politico che mi ha fatto scrivere dagli avvocati è stato proprio un ministro m5s, e proprio per una vignetta pubblicata da Il Fatto Quotidiano a dicembre 2018 (la cosa è pubblica, non un mio fatto privato).
Faccio il mio lavoro con il lusso di non ‘dovere’ difendere o attaccare qualcuno e credo che valga lo stesso per i grandi autori satirici che lavorano insieme a me a Il Fatto Quotidiano: da Vauro a Stefano Disegni a Riccardo Mannelli e via così.

Ora chiudo, con un augurio e un consiglio.

Ti auguro che la trasmissione di Bruno Vespa ‘Porta a porta’ e il quotidiano ‘Il Tempo’, coi quali collabori, consentano a te almeno la metà della assoluta libertà che ho avuto io finora grazie al mio giornale.
E un consiglio: fa’ come me, lascia che sia il tuo lavoro a parlare per te. A te ho risposto perchè sei un autore che stimo e voglio chiarirti un punto sul quale ti sei mosso con una superficialità che non ti fa onore. Ma le critiche, quelle sciocche, e le accuse di partigianeria (sui social, poi… Ennàmo!, diresti tu in uno dei tuoi meme) fanno parte del mestiere: non serve certo che te lo dica io! Lascia perdere ‘ste cazzate e, in generale, difendersi accusando un altro autore di essere peggiore o fazioso o di censurarsi… oltre a essere poco corretto non è ‘na difesa manco per niente.
E poi – che ti devo dire? – se proprio non resisti, almeno prenditela con qualche autore che sia davvero peggiore, cazzo.
Con amicizia,
Nat
by |Published On: 12 Maggio 2020|Categorie: news|27 Commenti on Le più sceme frasi di Osho|

Falla girare!

27 Comments

  1. martello 12 Maggio 2020 at 11:47 - Reply

    Osheno😝
    ..ma non era ieri, che c’era Di Maio con la mascherina tricolore taggato “sembri un cojone”?
    Distrattuccio, il tipo..

  2. lisa 12 Maggio 2020 at 12:04 - Reply

    Ma se ne hai messa su una ieri???
    Ma vabbè…quando si vive di pochezza..

  3. Anonimo 12 Maggio 2020 at 13:45 - Reply

    Tu Nat sei una lenza.
    Questa è arma di distrazione di massa…
    Ma non ci hai preso.
    🍄

  4. Anonimo 12 Maggio 2020 at 14:07 - Reply

    Nat…
    Porca miseria… dovrebbero darti il nobel non solo della satira ma anche dell’acuta sagacia..!

    • Anonimo 12 Maggio 2020 at 15:42 - Reply

      Andiamoci piano, adesso. Se non hanno dato il nobel per la pace a Berlusconi, Natangelo può anche mettersi il cuore in pace

      • Anonimo 12 Maggio 2020 at 15:57 - Reply

        L’hanno dato a Obama è quasi la stessa cosa.

        • Anonimo 12 Maggio 2020 at 17:02 - Reply

          Quasi d’accordo – Obama è stato una delusione in generale, e il nobel è stato così arbitrario, estemporaneo e ingiustificato che darebbe adito a teorie complottiste sul fatto che l’intenzione fosse di indebolirne la figura.
          Ma la statura di un uomo politico si misura anche in relazione a chi gli viene paragonato. Anche se ora berlusconi è un vecchietto rincoglionito che riesce perfino a dispensare e inspirare benevolenza, non dimentichiamoci di cosa è stato e dei danni che ha fatto

  5. Armando 12 Maggio 2020 at 15:14 - Reply

    Temo che spesso a parlare di obiettività non ci si possa che riferire ad una astrazione con la convinzione che sia possibile eliminare la “soggettività” del pensiero facendo a meno di termini di paragone relativi.

    Con termini di paragone relativi si possono individuare punti di vista moderati o polarizzati classificando tra due estremi le differenti opinioni di coloro che si ritengono obiettivi perché esprimono sinceramente il proprio punto di vista o quello delle persone con cui concordano…

    • Anonimo 12 Maggio 2020 at 15:40 - Reply

      Vero, ma l’obiettività che si richiede all’autore satirico non consiste che nella rappresentazione di nessi logici oggettivi tra i concetti/fatti, al di là delle proprie convinzioni personali. In altre parole, capacità di ragionamento abbinata ad una solida onestà intellettuale

      • Armando 12 Maggio 2020 at 19:51 - Reply

        Capacità di ragionamento ed onestà intellettuale non sono sufficienti a predeterminare univocamente il risultato di un ragionamento in tutti gli ambiti ed in tali casi il pluralismo risultante deriva da differenze soggettive (così come nella geometria non esistono unicamente i sistemi euclidei).

        La percezione della realtà, degli eventi, i modi con cui sono ricordati e compresi non è “oggettiva”. Persone diverse prestano attenzione a dettagli diversi, li identificano secondo i criteri che meglio credono, li verbalizzano in modi differenti, e ricordano solo una frazione del tutto (e di questa alcune cose peggio di altre).

        Quando non c’è il tutto ma una parte, magari considerata “significativa”, stare a misurare l’obiettività potrebbe essere fuorviante come la foto di taluno che sembra fare il saluto romano solo perché il singolo fotogramma non consente di conoscerne il gesto completo.

        La foto “fuorviante” la qualifichiamo come non “obiettiva”?
        Ma è “fuorviante” per tutti o solo per chi ha il detector di saluti romani?

        Non so se l’esempio, che nulla ha vedere con la satira, abbia reso l’idea.

        • Anonimo 12 Maggio 2020 at 20:12 - Reply

          Non ci stiamo capendo. Io non dissento sulla natura della “oggettività” in senso forte – che non può mai essere raggiunta al di fuori del campo delle scienze esatte – e soprattutto quando la soggettività umana è coinvolta.
          Dico solo che l’obiettività che si aspetta e si pretende dall’autore satirico (come da ogni altro essere umano in generale) è una forma limitata del concetto (e si potrebbe dire un concetto sostanzialmente diverso) – cioè che l’autore sia obiettivo anche nei limiti della sua visione personale e delle sue simpatie – che sia cioè intelligente (requisito cognitivo) e intellettualmente onesto (requisito etico).
          A me pare che Natangelo possieda entrambi i requisiti, e che si appellasse al ruolo dell’autore satirico proprio in questo senso

          • Armando 12 Maggio 2020 at 22:50 - Reply

            Dal mio punto di vista non sono gli autori ad avere l’onere della prova di “non soggettività” ma qualunque osservatore e pertanto rimarcavo l’esigenza di non usare termini di paragone assoluti quando non si hanno garanzie di unanimità (proprio sottolineando come le persone ritengano implicitamente di essere obiettive)

            Senza focalizzarmi sul caso odierno mi riferivo in maniera molto vaga sull’eterogeneità di opinioni che caratterizza anche le circostanze in cui una medesima vignetta viene ad essere considerata faziosa ma per qualche “strano fenomeno” la fazione presumibilmente favorita cambia a seconda dell’osservatore.

            Il fatto che un gruppo possa pervenire ad una valutazione concorde (per es. l’opzione moderata tra i due estremi) non ha di per sé valore normativo: Il considerare un metro di giudizio come riferimento privilegiato (il ciò che ci si aspetta e si pretende) viene a stabilirsi tacitamente sulla base del numero di persone concordi.

            Ma la forza dei numeri non elimina l’eterogeneità delle opinioni formulate in buona fede o la possibilità che la valutazione “normativa” possa cambiare negli anni col cambiare delle cornici culturali. (per es. il blackface tornerà di moda? chi vincerà la “guerra” al politicamente corretto?)

            Se proprio si volesse insistere ci vorrebbe un ordine degli autori satirici a fornire patenti di obiettività (e tanti sticazzi da parte dei lettori a cui le vignette piacciono.)

            • Anonimo 13 Maggio 2020 at 07:58 - Reply

              Sono completamente in disaccordo su questo. Qui non si tratta di avere una patente di non-soggettività – qualsiasi autore satirico rivendica il diritto ad essere soggettivo, ad avere un punto di vista. Gli unici criteri che distinguono l’arbitrarietà faziosa dalla satira sono intelligenza ed onestà intellettuale.
              In altri termini, il problema non è solo che una oggettività assoluta non possa essere raggiunta, ma anche e soprattutto che non sarebbe desiderabile.
              Quello che la satira offre è una opinione critica attraverso la sottolineatura di un elemento di verità, ovvero una connessione reale tra fatti e concetti. Più ovviamente la capacità di far ridere il lettore lungo il processo

              • Armando 13 Maggio 2020 at 10:47 - Reply

                “onestà intellettuale” ed “intelligenza” (stabiliti sulla base di criteri non meglio definiti) consentono di pervenire all’unanimità? (Quali formule sono usate?)

                Data una vignetta le persone pervengono _istintivamente_ agli stessi criteri per determinare tali caratteristiche?

                Data una vignetta certificata come “intelligente ed sincera” chi non concorda non è intelligente e onesto?

                Ma chi è che ha catalogato per ogni vignetta gli indici di onestà e intelligenza stimati da da un campione “statisticamente rappresentativo” o anche solo “autoritativo”?

                Si potrebbe presumere che in un contesto pluralistico una vignetta sia tanto più “intelligente e sincera” quanto più è ampia la platea che sinceramente l’apprezza (non il “mi fa schifo ma la satira è libera”) sulla base della premessa che tali caratteristiche da stimare indirettamente rendano un’opera significativamente “trasversale” (apprezzata da persone di diversa collocazione “relativa”).

                Come dicevo senza riferimenti assoluti la questione diventa complicata. Semplifica molto ritenere che tutti si pervenga istintivamente agli stessi criteri.

                Se si tiene conto della possibilità di “esposizione selettiva nella fruizione dei media” un certo margine c’è ma all’interno di ogni “nicchia”: D’altro canto nessuno è obbligato a farsi piacere tutti gli autori ma ciascuno può concentrarsi liberamente sugli gli autori che più gli piacciano (lodandoli come meglio crede).

                Nel Mistero di Bellavista (di Luciano de Crescenzo) il dialogo sull’arte moderna affronta un problema analogo.

                • Anonimo 13 Maggio 2020 at 11:07 - Reply

                  Sei l’unico che pretende di arrivare all’unanimità attraverso “onestà intellettuale” ed “intelligenza”. Io continuo a non considerarla desiderabile, anche nel caso in cui fosse possibile (cosa che non è).
                  Mi pare ti stia incartando su un’obiezione che io non avanzo – ancora una volta, io sostengo che l’autore satirico necessiti intelligenza ed onestà intellettuale, non obiettività assoluta, nè unanimità nelle reazioni che suscita. E sostengo anche che l’autore satirico (e nella fattispecie Natangelo) aspiri ad essere intelligente ed intellettualmente onesto, senza voler mai rinunciare alla propria soggettività, che non è un male necessario, ma al contrario parte integrante della sua opera.
                  Questi criteri sono ampiamente sufficienti per distinguere tra un Natangelo ed un Marione, per citare un caso già discusso su questo blog.

                  Al di là di questo non saprei cos’altro aggiungere, la discussione su oggettività e soggettività in termini assoluti è ormai accademica e francamente poco interessante.
                  Un saluto

                  • Armando 13 Maggio 2020 at 13:12 - Reply

                    Il problema è che non basta dire che un autore deve essere intellettualmente onesto ed intelligente. Avevo chiesto se data una vignetta si “dovesse” necessariamente ritenere che le persone pervengano _istintivamente_ agli stessi criteri per stimare certe caratteristiche.

                    Non avendo risposta presumo che si concordi che non possa valere tale assunto (in caso contrario vale la pena dichiararlo esplicitamente) e quindi:

                    Se non c’è uniformità dei criteri (unanimità) è come dire che ogni autore deve essere considerato “intelligente ed intellettualmente onesto” da chi lo apprezza il che è un modo “eufemistico” per dire che piace personalmente e poi che piaccia pure ai posteri, a persone di diverse culture o orientamenti ideologici ci saranno modi accademici per accertarlo (ma è ritenuto poco interessante).

                    Senza riferimenti assoluti c’è bisogno di un riferimento “relativo” (per es. il circoscrivere chi attribuisce un certa “etichetta”) per qualificare in modo _univoco_ cosa sia “intelligente” e cosa “intellettualmente onesto” ed in che grado.

                    Il metro è una unità di misura “relativa” (ma normativa) tale che chiunque è messo in condizione _parlare_ delle stesse misure avendo certezza che siano identiche. Altrimenti bisognerebbe delegare la stessa persona per confermare che due opere di autori diversi abbiano la stessa “misura” ( come nel premio “nobel”, nel premio “pulitzer”,ecc)

                    Ringrazio per la cortesia dimostrata nonostante la questione sia ritenuta poco interessante.

            • Anonimo 13 Maggio 2020 at 08:01 - Reply

              In ulteriori altri termini, è proprio l’autore ad avere l’onere – non della prova di non soggettività, ovviamente – ma piuttosto l’onere di essere onesto intellettualmente. Il “lasciar parlare il proprio lavoro”.

              • Armando 13 Maggio 2020 at 13:48 - Reply

                Ok ma che succede se sottoponiamo perla valutazione una stessa vignetta a due gruppi rappresentativi uno degli appassionati di marione e l’altro degli appassionati di nat?

  6. martello 12 Maggio 2020 at 16:30 - Reply

    Io non ce la farei. Cioè: dovrei alienare la mia soggettività, per astrarmi e diventare pensiero universalmente oggettivo e obiettivo? Ma così non potrei più mangiare la pizza.

    E se non puoi più mangiare la pizza, che senso ha tutto quanto?

  7. LucaS 12 Maggio 2020 at 18:23 - Reply

    Sempre detto.
    Sei troppo 5stelle, dovresti frequentare di più le pensioni e gli ostelli.

    • piero 13 Maggio 2020 at 07:36 - Reply

      …o i pii alberghi…

  8. Claudio S. 13 Maggio 2020 at 05:38 - Reply

    Scivolone di Osho. Da un autore satirico, peraltro bravo, era lecito aspettarsi una risposta meno banale di “E allora Natangelo?”.

  9. GLM 13 Maggio 2020 at 15:25 - Reply

    E stikazzi?
    Ma stai anche a rispondere?
    al limite bastava solo un link con tutte le vignette sui 5stelle
    Sono commenti su un sito satirico, mica la tua voce biografica su Wikipedia

  10. Anonimo 14 Maggio 2020 at 05:22 - Reply

    Autore intellettualmente onesto, soggettività, astrazione….

    Uno deve scrivere cosa gli pare (può piacere oppure no, ma è onesto con se stesso in primis).
    Altrimenti è solo un 5s di m.

    • Armando 14 Maggio 2020 at 08:39 - Reply

      se uno scrive, gli pare; se non scrive il problema non si pone. altrimenti non esiste.

      • Anonimo 15 Maggio 2020 at 10:11 - Reply

        Se uno si pone, gli scrive; se non esiste il problema non esiste. Altrimenti pare.
        🍆🥒

  11. jftaron 15 Maggio 2020 at 17:51 - Reply

    ‘sto tizio non può che migliorare …

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