La dura vita dei creativi (#coglioni no)
Freelance sì, coglione no. Spopola sul web e sui social network la campagna virale «per il rispetto dei lavori creativi» lanciata da Zero, un collettivo di registi e filmaker con base a Roma e Londra. Quante volte è capitato a un creativo di doversi prestare a lavorare gratis pur di avere visibilità o semplicemente pur di sentirsi vivi e vedersi riconosciute le proprie (talvolta, è da dire, supposte) capacità? Quante volte ci è capitato di lavorare dietro promessa di un compenso che alla fine – a lavoro presentato – non viene corrisposto dal committente (da qui in avanti indicato come ‘ladro’)? A me è successo, nel mio piccolo, per gentuzza blasonata di cui non farò manco il nome perchè tanto il mercato farà giustizia della loro incapacità editoriale, i lettori faranno scempio della loro mancanza di idee e io andrò a ballare davanti alle loro serrande abbassate per fallimento (l’ho presa bene). Forse la riflessione più giusta e amara possiamo farla con le parole di Guccini che in Keaton cantava: ‘E poi dobbiamo farne di mestieri noi che viviamo della nostra fantasia’.