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La prima cartolina del 2021

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Del 2020 ognuno trarrà i bilanci che crede. E’ stato un anno difficile, ce lo siamo detti tutti. La retorica dell’anno nuovo col 2020 è stata più stucchevole delle solite tiritere da capodanno. Chiunque si è ritagliato i suoi 5 minuti da reduce di chissà che guerra, come se tutti avessimo attraversato questi ultimi 365 giorni strisciando pancia a terra sotto le bombe e medicando cadaveri con garze strappate coi denti. Mentre invece stavamo riprendendo con lo smartphone il mondo andare in fiamme, per dirette social che non interessano a nessuno.

In realtà la gran parte di noi – io che scrivo di certo, e spero molti di voi che mi leggerete – siamo dei privilegiati. Non che bisogni chiamarsi Ferragni per esserlo, eh? Diciamo che lo siamo se abbiamo conservato un lavoro, nonostante tutto. Se siamo in salute e se i nostri cari stanno bene, magari privilegiati come noi. Se ci permettiamo il lusso di pensare che questa crisi passerà e poi ripartiremo. Ecco, vi auguro un 2021 da privilegiati.

Se lo sarete, ma ancora di più se qualcosa dovesse andarvi storto, i miei pupazzetti non mancheranno: siamo qui per farci due risate e (lo scrivo spesso, lo so) teniamoci stretto chi ci fa ridere. Io ad esempio tengo stretto voi, che spesso mi fate ridere.
Nel 2020 abbiamo giocato insieme con le ‘cartoline brutte’. Ecco l’ultima cartolina del 2020, e voglio che sia la prima del nuovo anno. Me la spediscono Luciano e Daniela: ‘una cartolina bella’ – scrivono – per ringraziare delle risate regalate.

Grazie a voi, tutti, privilegiati e non. Che sia un anno di Cartoline belle e risate.

Anzi sentite ridere? È già iniziato.

by |Published On: 1 Gennaio 2021|Categorie: indefinita|13 Commenti on La prima cartolina del 2021|

Falla girare!

13 Comments

  1. greenboy74 1 Gennaio 2021 at 10:36 - Reply

    Hai ragione da vendere Nat! Ora ci sarà sicuramente qualcuno che avrà da ridire su questo tuo concetto, ma che vada a dar via el c..! È verità sacrosanta che siamo dei privilegiati e apprezzo molto il tuo augurio di continuare ad esserlo, pur con tutti i piccoli sacrifici che questo comporterà…
    Fuori nevica (di nuovo…) e io sono felice di sapere che i tuoi “pupazzetti” mi faranno ancora compagnia! Buon 2021 Nat!

  2. ervesto 1 Gennaio 2021 at 10:43 - Reply

    Teniamoci stretto chi ci fa ridere mi sembra la parola d’ordine giusta; permettimi di fare i complimenti a Daniela e Luciano per la cartolina e, soprattutto, per il francobollo, meraviglioso con tre punti esclamativi!!!

  3. Enri1968 1 Gennaio 2021 at 11:04 - Reply

    Caro Nat, hai pienamente ragione e quindi Auguroni Auguroni privilegiati

  4. Mauro 1 Gennaio 2021 at 11:40 - Reply

    100% d’accordo. Buone anno di risate a tutti!

  5. Olo 1 Gennaio 2021 at 12:55 - Reply

    grazie per questi mesi di vignette esilaranti… anch’io sono un privilegiato: ho una bella famiglia ed ho pure cambiato lavoro (in meglio). quindi buon anno 2021 dalla Polonia!

  6. Anonimo 1 Gennaio 2021 at 13:33 - Reply

    💗

  7. PCelito 1 Gennaio 2021 at 13:40 - Reply

    Per uno che ride e scherza sempre come me questo è uno dei migliori Auguri che ho ricevuto e letto, se non il Migliore.
    Grazie NAT !

  8. Alessandro Grambone 1 Gennaio 2021 at 15:22 - Reply

    Grazie Nat!

  9. Suppiluliuma III 1 Gennaio 2021 at 16:22 - Reply

    Nat, stavolta (ed è la prima per la verità) non sono del tutto d’accordo con te. Sul discorso dei privilegiati. Apparentemente può sembrare così. Lascio perdere il banale discorso che se guardi in basso ci sarà sempre uno che sta peggio, perché al peggio non c’è limite, ne faccio invece un altro: i nostri privilegi, scritto senza virgolette perché sono proprio effettivamente dei privilegi, ce li siamo guadagnati in 12mila anni di storia e pagati col sangue.
    Siamo privilegiati rispetto agli africani, indiani, cinesi, indios ecc? Bene. Che facessero anche loro delle belle rivoluzioni con tanti ghigliottin@menti, rivolte sindacali, scioperi, espropri proletari, ecc…
    Noi li abbiamo fatti.
    Non ci ha regalato niente nessuno.
    Perché la libertà nessuno te la regala, è una cosa che ti devi prendere e difendere.
    Scusami sai, non c’è niente di personale e ti stimo moltissimo, ma non sono riuscito a tacere.

    • Mauro 2 Gennaio 2021 at 12:58 - Reply

      Forse i tuoi antenati hanno fatto ghigliottin@menti, rivolte sindacali, scioperi, espropri proletari, ecc… ma tu hai solo avuto la fortuna di nascere qui. Nulla di personale eh.

  10. mirella 1 Gennaio 2021 at 23:14 - Reply

    Ciao Nat! Come non essere d’accordo con te con la tua seria allegria. con te che ci regali sempre risate intelligenti! Auguroni e perché no? bacioni. Buon anno e buone future vignette.

  11. Per Elisa 2 Gennaio 2021 at 10:42 - Reply

    I privilegiati non lasceranno mai, quando è pieno inverno e mentre soffia la bufera, la propria comoda poltrona dinanzi al caminetto acceso e se dovessero percorrere le strade cittadine, lo faranno ben abbottonati usando il mezzo più comodo e riservato solo per lo shopping di rito nelle vie più sicure e chic del commercio del centro.
    Non li vedrai mai a piedi percorrere strade fangose di campagna, oltrepassate pericolose banlieue dove si è buoni o si è cattivi come esito di un lancio di dadi.
    Se alcuni di costoro si dilettassero di fare i giornalisti, per svago, come fu per la santorina e poi fattoquotidianista Borromeo in Casiraghi, come lo è oggi per Veltroni già figlio di Veltroni, in loro scorgerai una breve curiosità per il povero, un’affettata ed imbarazzata compassione.
    Ma, in un Paese che si dichiara laico secondo i principi della rivoluzione di un altro Paese, vale ancora il trucco del Primo Stato dell’antico regime: far credere privilegiato chi tanto privilegiato davvero non è.
    Stabilire delle gradazioni di povertà ed elevare anche di poco ma immeritatamente.
    Di modo che i poveri, insieme, non abbiano coscienza di classe.
    Pronti a baciare il sangue di San Gennaro, a celebrare le feste comandate, a farsi tre volte il segno della croce alzandosi dal soffice letto la mattina, ad esibire rosari e presepi sui social, questi poveri meno poveri dei più poveri – i quali, pur non godendo delle fortune dei veri privilegiati, si ritengono benedetti.
    Gradazioni di privilegio immeritato, garantiti che elevano chi può essere fedele e non può nuocere loro, preservano lo status quo. A chi nutre un dubbio si mostra l’inutile fila ai centri per l’impiego, si fa l’elenco degli stabilimenti pronti a trasferirsi in Polonia o in Brasile lasciando a casa operai e operaie che hanno avuto la “bizzarria” di figliare, si ricorda la raccolta differenziata del quartiere: le galere, i manicomi, i conventi, la vita e la morte dei clochard.
    E così, anche chi ha un lavoro e la salute in regola è un privilegiato.
    Perché c’è di peggio. Perché è meglio illudersi di essere un Ferragnez.
    Ed è vero che per costoro la guerra, il dramma, la paura, la depressione è giunta col virus di Wuhan. Virus “comunista” che non conosce frontiere e non distingue classi sociali (ma la sanità pubblica e quella privata, fortunatamente per i privilegiati, ancora sì). Altri ci avevano fatto il callo da anni, da decenni: a saltare pranzi di Natale e cenoni di Capodanno, a rinunciare con sempre meno peso a St. Moritz o a Sharm el-Sheikh, a considerare ogni 1° gennaio quanto un 32 dicembre.
    I più poveri dei più poveri invidiano i garantiti. Quella bacchettata “invidia sociale” che, ribaltata, è “volontà di giustizia sociale”.
    Ma a me, i borghesi piccoli piccoli, sui quali l’intelligente Monicelli si chiese come si trasformassero squinternati i loro mediocri progetti di stare due metri sopra la melma, in fondo fanno anche pena.
    I loro presepi hanno il muschio ingiallito e non se ne rendono conto, la posizione professionale e la salute possono declinare ma essi vivono in un eterno presente di gioventù e di relativo benessere. Fin qui, fatti loro. Auguri. E quando confessano pubblicamente di ritenersi privilegiati, a me viene solo uno sbadiglio: perché lo si era capito già dal loro lavoro.
    Problema collettivo è invece le strade che costoro non percorrono, e quindi ciò che non proveranno mai e non comprenderanno mai. Quelle strade portano fuori città, lontano dai municipi, dalle banche, dalle cattedrali, dai tribunali, dalle redazioni dei giornali. Ciò che lì arriva ai sensi e poi alla mente, trasformerebbe sì le città.
    Ma da quelle strade non si ritorna.

    per Elisa ( Isoardi )

  12. degiom 3 Gennaio 2021 at 21:20 - Reply

    !!!

    Eh … Arrivare dopo Per Elisa è dura, molto dura …
    Mo la rileggo, la cofana che ha digitato ma, nel frattempo, (nel caso mi venga voglia di suicidarmi) …

    Buon 2021 a tutti!
    A risentirci (almeno spero) presto.
    ;-D

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