Mi permetto di dissentire e ti invito alla lettura completa dell’Amaca in questione, che non è quella che ti saresti “delibato oggi” ma di quella di ieri, che probabilmente non hai letto e pertanto ti allego (è breve, no fear) :
“Tocca dire una cosa sgradevole, a proposito degli episodi di intimidazione di alunni contro professori. Sgradevole ma necessaria. Non è nei licei classici o scientifici, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, e lo è per una ragione antica, per uno scandalo ancora intatto: il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza. Cosa che da un lato ci inchioda alla struttura fortemente classista e conservatrice della nostra società (vanno al liceo i figli di quelli che avevano fatto il liceo), dall’altro lato ci costringe a prendere atto della menzogna demagogica insita nel concetto stesso di “populismo”.
Il populismo è prima di tutto un’operazione consolatoria, perché evita di prendere coscienza della subalternità sociale e della debolezza culturale dei ceti popolari. Il popolo è più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita. Che di questa ignoranza, di questa aggressività, di questa mala educación, di questo disprezzo per le regole si sia fatto un titolo di vanto è un danno atroce inferto ai poveri: che oggi come ieri continuano a riempire le carceri e i riformatori.”
A me pare che queste siano pensieri e parole di sinistra, o no ? E mi pare che mai come in questi tempi sia necessario uno sguardo lucido con un’ottica socialista (parola dimenticata e sconosciuta all’attuale sinistra) su una società ogni giorno più classista e iniqua.
Caro lei, non sono pensieri di sinistra, sono pensieri tipici dei radicl chic, dei gauche au caviar con la puzza sotto il naso, che eliminerebbero il suffragio universale in quanto il popolo è bue. Ergo i bovini dovono seguire il dotto pastore e semplicemente accettarne le decisioni, in quanto basate su una cultura e una morale “superiore”. L’assunto povero=bullo è falso. Come vittima di bullismo le dico che i figli di papà erano crudeli e violenti come quelli di ceti disagiati. Concordo in pieno con nat.
A me sembra sullo stile di Michele Serra si sia depositata una patina di snobismo indelebile che agisce a prescindere dal contenuto dei suoi pezzi.
Un giornalista (scrittore?) vittima del suo stile può scrivere quello che vuole, ma non ha più il potere di convincere. E per “stile” non c’è bisogno di pensare a Flaubert, basta una serie di clichés in cui si cala la propria persona (ammiccamenti continui al pubblico “di sinistra”, “noi siamo quelli intelligenti”, “noi siamo i buoni”, “noi siamo quelli autoironici perché perdiamo sempre e restiamo di sinistra”, “a noi i soldi ci fanno schifo”, più tutto l’armamentario fabiofaziesco, di cui Serra è non a caso un autore).
Pensate alla “Terrazza” di Ettore Scola, o alla scena sulla terrazza (evidente allusione) nella “Grande Bellezza” in cui Jep Gambardella fa a pezzi la vanagloria classista della “scrittrice” organica. La situazione, mutatis mutandis (Serra non è l’ultimo dei cojones), un po’ è quella.
Sticazzi sempre a Serra, ma anche a Sgarbi, Sallusti e Saviano.
Mi permetto di dissentire e ti invito alla lettura completa dell’Amaca in questione, che non è quella che ti saresti “delibato oggi” ma di quella di ieri, che probabilmente non hai letto e pertanto ti allego (è breve, no fear) :
“Tocca dire una cosa sgradevole, a proposito degli episodi di intimidazione di alunni contro professori. Sgradevole ma necessaria. Non è nei licei classici o scientifici, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, e lo è per una ragione antica, per uno scandalo ancora intatto: il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza. Cosa che da un lato ci inchioda alla struttura fortemente classista e conservatrice della nostra società (vanno al liceo i figli di quelli che avevano fatto il liceo), dall’altro lato ci costringe a prendere atto della menzogna demagogica insita nel concetto stesso di “populismo”.
Il populismo è prima di tutto un’operazione consolatoria, perché evita di prendere coscienza della subalternità sociale e della debolezza culturale dei ceti popolari. Il popolo è più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita. Che di questa ignoranza, di questa aggressività, di questa mala educación, di questo disprezzo per le regole si sia fatto un titolo di vanto è un danno atroce inferto ai poveri: che oggi come ieri continuano a riempire le carceri e i riformatori.”
A me pare che queste siano pensieri e parole di sinistra, o no ? E mi pare che mai come in questi tempi sia necessario uno sguardo lucido con un’ottica socialista (parola dimenticata e sconosciuta all’attuale sinistra) su una società ogni giorno più classista e iniqua.
L’ho letta.
L’ho letta oggi (non ho detto che è di oggi).
Resto della mia idea.
Caro lei, non sono pensieri di sinistra, sono pensieri tipici dei radicl chic, dei gauche au caviar con la puzza sotto il naso, che eliminerebbero il suffragio universale in quanto il popolo è bue. Ergo i bovini dovono seguire il dotto pastore e semplicemente accettarne le decisioni, in quanto basate su una cultura e una morale “superiore”. L’assunto povero=bullo è falso. Come vittima di bullismo le dico che i figli di papà erano crudeli e violenti come quelli di ceti disagiati. Concordo in pieno con nat.
A me sembra sullo stile di Michele Serra si sia depositata una patina di snobismo indelebile che agisce a prescindere dal contenuto dei suoi pezzi.
Un giornalista (scrittore?) vittima del suo stile può scrivere quello che vuole, ma non ha più il potere di convincere. E per “stile” non c’è bisogno di pensare a Flaubert, basta una serie di clichés in cui si cala la propria persona (ammiccamenti continui al pubblico “di sinistra”, “noi siamo quelli intelligenti”, “noi siamo i buoni”, “noi siamo quelli autoironici perché perdiamo sempre e restiamo di sinistra”, “a noi i soldi ci fanno schifo”, più tutto l’armamentario fabiofaziesco, di cui Serra è non a caso un autore).
Pensate alla “Terrazza” di Ettore Scola, o alla scena sulla terrazza (evidente allusione) nella “Grande Bellezza” in cui Jep Gambardella fa a pezzi la vanagloria classista della “scrittrice” organica. La situazione, mutatis mutandis (Serra non è l’ultimo dei cojones), un po’ è quella.
t’ha già risposto: io snob? io? maddeché, allora pure cernicevskij. più o meno. almeno, questo ho capito io.
il tono della sua risposta è stato grossomodo questo
Dal mio personale diario dello stupore: la vera notizia è che qualcuno legge ancora Michele Serra. Poffarbacco, da non credersi
io OGNI MATTINA lo leggo