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Corruzione, Favelis

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Il mio amico e collega argentino Martin Favelis ha ‘sacado’ un libro, cioè ha pubblicato un libro-raccolta di vignette. Ora, Martin ha uno stile molto particolare, predilige figure di animali e frasi secche e taglienti. Poi è Argentino e in quanto tale un trasporto verso l’universo fanciullesco, terribile e cinico, fantasioso e critico. Siccome è vigliacco mi fa scrivere dalla moglie, Ines, perchè al fascino femminile non si resiste. E quindi vi segnalo il suo spazio dove potrete vedere come ultimamente stia sperimentando vignette con le tessere del domino. Insomma se vi incuriosisce e vorrete vedere il suo volume, scrivetegli e ditegli che vi mando io. Il volume si chiama ‘Planeta Favelis’, duecento pagine, tanta roba in cui curiosare.

Veniamo in Italia. Questa settimana è stata densissima di avvenimenti. Come saprete Mills è stato prescritto (assolto, per il tg1) riguardo alla corruzione, ma a Milano il processo riprende per il Premier e le ipotesi in proposito sono molte e parecchie. La vignetta di oggi per il Fatto quotidiano viene dopo aver letto una cartella -una pagina – in cui, in formato testo, c’è criptata praticamente una vignetta. Il Governo ha pronto un ddl contro la corruzione, però non vuole spendere soldi in questo progetto.

Ecco la mia vignetta per il caso, su un governo inarrestabile nella lotta alla corruzione.

(en passant, oggi è uscito il secondo numero dell’inserto satirico de Il Fatto in cui appare solo un mio disegno -ultimamente un’inedita versione in bic e caricatura – a causa dei troppissimi impegni di questo periodo di cui vi dirò più avanti e spero di concludere inf retta. Ma per la causa cerco sempre di non far mai mancare loro niente).

Di |2010-02-28T16:31:00+01:0028 Febbraio 2010|Categorie: Senza categoria|Tag: , , , , , , |0 Commenti

Mills e l’intervista per Il Mucchio Selvaggio

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Dunque, giornata campale ieri in redazione: alle 20 e 30 la notizia del giorno. Mills prescritto. Io avevo già disegnato la mia vignetta, attentamente in bilico fra le varie opzioni. Eccovela qui. Io aggiugno solo che Berlusconi meriterebbe la galera e basta.

Di seguito trovate anche la mia chiacchierata con Beatrice Mele per Il Mucchio Selvaggio di Febbraio, intervistato per il reportage Matite in Fuga.

“Ho 24 anni, sono napoletano nato e cresciuto a Scampia. Da anni vivo in continuo movimento fra Spagna e Italia, tra Roma e Madrid. Ho esordito su ‘Emme’, raccontando l’Italia vista dalla Spagna: per la precisione, da Alicante, Generalitat Valenciana, orgogliosa Catalunya. Pensiamo alla satira in Italia come ad un ammalato, di quelli impossibili, da Dottor House, insomma. Sembrerebbe essere tutto in regola, ma l’ammalato soffoca e annaspa. C’è da cercare la cura, di quelle geniali e imprevedibili, che potrà salvarlo. Molti sono concordi nell’individuare le cause di questo ‘male’ in parti uguali nel mercato, nei giornali, nei lettori, negli alieni, nei cinesi, nell’idraulico polacco. Io ci ag- giungerei anche gli stessi autori di satira. Ad ogni modo, per dare idea del clima: all’inizio della mia ‘carriera’ conobbi un maestro della satira nostrana, il napoletano Marassi; lui mi salu- tò con l’eduardiano ‘fujiteven- ne’. ‘Vai all’estero’, mi disse. Dopo pochi mesi ero in Spagna. Da più di un anno concentro il mio lavoro verso una direzione precisa: lo scopo è quello di creare una forte interrelazione fra autori di diversi paesi. Così è stato per il II Incontro Inter- nazionale di Granada, la III Mostra di Humor Grafico di Valencia, la IX Esposizione di Alicante, la XVI Edizione del Salone Internazionale della sati- ra di Alcalà dove è stato istituito, con il Ministero degli esteri e il Ministero della cultura (!), il Premio iberoamericano Que- vedos, che è l’equivalente nello humor grafico, del Premio Cer- vantes per la letteratura. In Italia, invece, ho dato il mio con- tributo ideando e organizzando la Rassegna Internazionale di Satira (il titolo dell’anno scorso era [NO]VIZI – nuovi vizi e nuovi satiri) che ha unito grandi firme storiche italiane, autori emergenti e autori internazionali di testate come la francese ‘Charlie Hebdo’ e la spagnola ‘El Jueves’. Quest’ultima è una rivista ormai trentennale che ha raccontato la storia da Franco ad oggi. Le ven- dite non vanno proprio ‘alla grande’, ma una ripresa c’è stata alla fine dell’estate del 2007 quando fu sequestrata e condan- nata (Guillermo, l’autore, e con lui ‘El Jueves’) per ‘offesa alla casa reale’. Il ritorno di immagi- ne è stato spettacolare. Ma non è stato l’unico numero seque- strato di questa rivista e le ragio- ni sono state delle più varie: offese alla Chiesa, antisemiti- smo e via così. Su ‘El  Jueves’ le inserzioni pubblicitarie sono importanti: pellicole cinemato- grafiche, dvd, ma specialmente robaccia per cellulari. Parados- salmente, in un paese in cui una rivista è stata sequestrata per una ragione tanto medioevale come ‘l’offesa alla casa reale’ esiste la più ampia libertà di espressione satirica. Questo ac- cade perché viene meno l’auto- censura che è la cosa peggiore che un autore possa sperimen- tare. Quel censore che ti viene instillato tra ‘l’aorta e l’inten- zione’ – per riprendere De André – che ti snatura e ti fotte. Il sesso, nella satira spagnola, è raffigurato con una naturalezza sorprendente. La Chiesa quoti dianamente e pesantemente sbeffeggiata. La politica è bersagliata, sia PSOE sia PP. Lì c’è un problema serio come il terrorismo e l’ETA, ma a questo tema non viene risparmiata una vignetta che sia una. In Spagna hanno gli stessi immigrati nostri, hanno minoranze sensibili, hanno secessionisti, hanno sulle spalle una dittatura finita molto più recentemente della nostra, eppure la loro libertà rispetto a tutti questi splendidi ‘oggetti di satira’ a me, da italiano, sembra un modello inarrivabile. Da noi una vignetta in cui un politico viene mostrato con una fronda nel didietro non è pubblicabile. È tutto dire. Io credo che la forza del cambiamento dovrebbe essere in noi autori, e soprattutto in noi ‘nuovi’. È curioso constatare che i comici più conosciuti all’estero siano Benigni, per l’Oscar, e Berlusconi, per il governo. Quando cadde quella specie di governo Prodi e Berlusconi vinse le elezioni, la comunità italiana ad Alicante si dichiarò unanimemente disposta a bruciare il proprio documento d’identità! In Italia ho passato mesi senza lavorare tenuto lontano dalle poche briciole che qualche quotidiano lascia agli autori ‘nuovi’. Poi le cose sono cambiate con la nascita de ‘Il Fatto Quotidiano’ con il quale ho l’impegno di essere cattivo ogni giorno. È una situazione anomala nella stampa italiana, per questo probabilmente mi trattano come un professionista. Molti, poi, hanno provato ad appiopparmi una bandiera o un colore per questa mia ultima collaborazione con il quotidiano di Padellaro. Ecco: qui capisci che l’Italia è il posto peggiore. Io non sono un amico degli amici, non ho una tessera e non mi piace sorridere a salve e queste sono invece qualità che troppo spesso pagano. Marco Travaglio mi prende in giro e dice che per restare cattivo non mangio i marron glacè (ottimi, eh) che mi offre. Il serbatoio della cattiveria deve restare a pressione: da parte mia cerco di non perdere mai la forza di indignarmi e, soprattutto, di ironizzare sulla mia stessa indignazione. Ironizzare e indignarmi per tutto quello che ormai sembra normale”.

(www.natangelo.it)

Di |2010-02-26T22:43:00+01:0026 Febbraio 2010|Categorie: Senza categoria|Tag: , , , , |0 Commenti
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