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Matrimonio per i preti? – da Il Fatto Quotidiano #papa #chiesa #religione #matrimonio #fumettiitaliani #vignetta #fumetto #memeitaliani #memedivertenti #umorismo #satira #humor #natangelo

by |Published On: 13 Febbraio 2020|Categorie: satira, vignetta|tag = , , |6 Commenti|

Falla girare!

6 Comments

  1. degiom 13 Febbraio 2020 at 13:41 - Reply

    Centrato in pieno, Nat! ;-D
    Ma chi glielo fa fare ai preti, di rischiare casini famigliari, figli drogati, corna e vicissitudini coniugali sparse?
    (Tra l’altro, già così non è che siano messi benissimo) …

    Non sono credente, ma certamente apprezzo maggiormente i religiosi ortodossi (che si sposano) e i pastori protestanti, che tirano su le loro belle famiglie con annessi e connessi …

  2. Armando 13 Febbraio 2020 at 15:58 - Reply

    “Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.” (Matteo 8,14)
    “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” (Matteo 16,18)

  3. Per Elisa 14 Febbraio 2020 at 05:23 - Reply

    Il celibato è una rinuncia che permette di amare senza preferenze. Amare Zerocalcare come Natangelo, amare Marco Travaglio come Vittorio Feltri, amare (e qui si capisce che è una rinuncia) Georgina Rodriguez come Cristiano Ronaldo.
    Solo che secondo me le rinunce andrebbero ricompensate. Chi rinuncia all’amore sponsale, ad educare dei propri figli dovrebbe ricevere dalla comunità rispetto e autorità. Platone (Nat, correggimi se sbaglio, fallo o tu o Cacciari) metteva a capo della Repubblica i filosofi che dovevano però rinunciare a conoscere i loro figli. Le parrocchie dovrebbero essere delle istituzioni centrali nelle nostre città, i sacerdoti delle ascoltate guide morali: in grado di promuovere l’etica nell’economia territoriale laddove prevale, anche a discapito della sorte di buoni lavoratori, il perseguimento a tutti i costi della massimizzazione del profitto; in grado di appianare nella pubblica amministrazione il divario tra i testimoni della sofferenza e della povertà e i padroni della conoscenza e della ricchezza; in grado di far uscire i nostri giovani dalle strade senza sbocco del facile appagamento, dell’indifferenza, del giudizio superficiale, dell’odio e della violenza.
    Dò per scontato che non tutti i “chiamati” siano in grado di realizzare i compiti sopra elencati: servono vocazioni vere piuttosto che molte vocazioni. Ma scrivo infine che, tra i vari scandali che periodicamente infangano la Chiesa, il mondo secolarizzato, laicista più che laico, non aiuta: il sacerdote, nonostante i suoi studi, è trattato da sciocco, da bonaccione, e posso dire di aver sentito chi afferma che “dovrebbe limitarsi a dire messa e impartire i sacramenti”, è figura di scarto piuttosto che pietra fondante.

    Per Elisa ( Isoardi )

    • natangelo 14 Febbraio 2020 at 06:39 - Reply

      Riflessione interessante

    • degiom 14 Febbraio 2020 at 10:48 - Reply

      Tutto rigorosamente esatto!

      Niente da aggiungere, se non forse che, in modo del tutto casuale sul territorio, emergono lodevoli figure di parroci che (a loro modo, parzialmente, a volte manco riconosciute come tali dal loro gregge e/o dai loro superiori) rispecchiano il profilo altissimo che hai tracciato.

      Ancora più raro che sia la diocesi a beneficiarne, con un vescovo a dettare una linea simile; uno ho avuto la fortuna di conoscerlo: Monsignor Luigi Bettazzi (ex vescovo della diocesi di Ivrea).

      Un saluto a Per Elisa (Isoardi), un altro a Nat ed ai commentatori habitué.

  4. Armando 14 Febbraio 2020 at 10:52 - Reply

    Se le religioni monoteiste fossero studiate laicamente nelle scuole, alla stregua di correnti filosofiche e sottolineando le influenze dei contesti geografici e storico-culturali (o valutando l’eventualità di trasformazioni alle parti tramandate oralmente), forse si scontenterebbero tanti appassionati del divino ma in compenso ci si rivolgerebbe a coloro che intendono essere consapevoli di vivere tra le umane genti.

    Se anche i nazisti potevano dirsi cristiani meglio affinare l’abilità di riconoscere quanto di un messaggio possa aver subito trasformazioni imputabili ad un “veicolo” di trasmissione certamente poco celestiale.

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