Ecco la mia rubrica “Come Non Letto” pubblicata da Il Fatto Quotidiano il 20 novembre 2025
“𝐿𝑎 𝑐𝑟𝑜𝑐𝑒 𝑎𝑙 𝑚𝑒𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑔𝑢𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑣𝑒𝑛𝑖𝑣𝑎 𝑑𝑎𝑡𝑎 𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑑𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑏𝑎𝑡𝑡𝑢𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑧𝑜𝑛𝑎 𝑑𝑖 𝑔𝑢𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑐𝑖𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑚𝑒𝑠𝑖, 𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑓𝑒𝑟𝑖𝑡𝑖 𝑜 𝑢𝑐𝑐𝑖𝑠𝑖 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑢𝑛’𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒. 𝐼𝑜 𝑙’ℎ𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎 𝑠𝑢 𝑒𝐵𝑎𝑦 𝑎 20 𝑒𝑢𝑟𝑜”.
Così si apre 𝑻𝒂𝒑𝒖𝒎, l’ultimo libro di 𝐋𝐞𝐨 𝐎𝐫𝐭𝐨𝐥𝐚𝐧𝐢, edito da Feltrinelli e arrivato all’𝐮𝐧𝐝𝐢𝐜𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 nella classifica “𝑛𝑎𝑟𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑎” secondo “𝐿𝑎 𝐿𝑒𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎” del 𝐶𝑜𝑟𝑟𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑆𝑒𝑟𝑎. Badate bene: non nella classifica fumetti. Let-te-ra-tu-ra.
È che in Italia celebriamo cantanti, attori, registi, scrittori – perfino giornalisti – mentre 𝐢 𝐟𝐮𝐦𝐞𝐭𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. I vignettisti, poi: per dirla con San Paolo, “𝑓𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎, 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑧𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖”. Ma Leo Ortolani continua a dimostrare di essere oltre le categorie e che con gli anni invecchia al contrario: 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐧𝐣𝐚𝐦𝐢𝐧 𝐁𝐮𝐭𝐭𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚’.
𝑇𝑎𝑝𝑢𝑚, che Feltrinelli propone in un volumone cartonato a 28 euro, è fuori da ogni logica ortolanesca. C’è stata la serie Rat-Man, le parodie come 300 o Il signore degli anelli, i graphic novel Cinzia e Bedelia e ora Ta-Pum! – nel senso dell’onomatopea esplosiva – arriva un libro “serio” ambientato nella Prima guerra mondiale. Chicca: uno dei personaggi ha il volto dell’attore e scrittore Andrea Pennacchi. Il disegno è il suo solito, ma il bianco e nero stavolta è ad acquerello. E l’umorismo è il suo, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐨, ma stavolta è carsico: emerge a tratti sotto un racconto che riflette sulle centinaia di migliaia di soldati mandati al macello. La morte si aggira, nella storia, ed è uno dei personaggi più divertenti e drammatici al tempo stesso. E anche la Patria si aggira sui campi di battaglia come 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐨𝐫𝐚 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢. Quel mito della patria che anche oggi ci vendono e contro il quale – Ta-Pum! – Ortolani si scaglia, armato di matita. C’è solo una cosa da dire: 𝐜𝐡𝐚𝐩𝐞𝐚𝐮 (“salute!” risponderebbe, educato, il suo RatMan).
