vincino

Andiamo avanti

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Quando Vincino è morto ero in vacanza (egli avrebbe apprezzato questa nostalgica e stridente notazione) e immaginai quanto sarebbe stato difficile disegnare una vignetta ogni giorno senza prima aver letto le sue vignette, giocare ogni giorno con i miei pupazzetti disegnati senza aver prima visto come lui stava muovendo i suoi. E magari ricevere qualche suo messaggio di commento il giorno dopo. Una volta, durante non ricordo che polemica per una mia vignetta (c’entrava qualche disastro, dei morti e dei partiti), mi scrisse: “Vai avanti, è sempre un casino tra i vignettisti e la morte”.

Vero, andiamo avanti 🙂DjVdRa8X4AEoFF7 (1).jpg

Di |2018-09-14T15:42:56+02:0014 Settembre 2018|Categorie: news|Tag: , |4 Commenti

Addio Vincino

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Vincino mi lascia un vuoto grandissimo. In questo lavoro senza maestri ma pieno di professori, lui era una guida infallibile e una presenza costante. Non so dire tutte le cose che mi mancheranno di lui.
Oggi, giovedì 23, chi vorrà salutare Vincino potrà farlo a Roma al Tempietto egizio al Verano. Io non potrò esserci, questo è il mio saluto pubblicato ieri da Il Fatto Quotidiano.

Questa è la recensione della sua “autobiografia” che ho scritto un mese fa per il fatto Quotidiano. Sono contento di averla scritta e che lui l’abbia letta. Eccovela.

“Io non ricordo come ricordo questo ricordo però ricordo”: così inizia l’autobiografia ‘Mi chiamavano Togliatti’ di Vincino, vignettista de Il Foglio e motore (im)mobile della satira italiana dagli anni ‘60 ad oggi. Una vita raccontata per giornali, da L’ora di Palermo a L’avventurista di Lotta Continua, poi Il Male, Tango, Il Foglio, Corriere della Sera e ancora altri. Una storia di riviste senza una lira e di contratti milionari, banchetti mondani e pezze al culo, risse furiose, morte e galera. Il vignettista Vincino è uno stratega impegnato in una perenne partita a scacchi contro il potere, qualsiasi esso sia, ma la cui minaccia è sempre uguale e l’autore ce la svela con un incubo avuto ai tempi in cui raccontava a disegni il Maxiprocesso di Palermo: che uno di quei mafiosi gli tagliasse le mani. Non che lo uccidesse, badate bene: che gli tagliasse le mani.

Si è discusso molto di cosa sia la satira, specie dopo la carneficina di Charlie Hebdo del gennaio 2015: nell’autobiografia di Vincino c’è l’essenza della satira.
“Un altro incontro con i fascisti avviene a Gela, mentre torno a casa da solo di notte. Cinque fascisti mi attorniano: “Rosso, dì: Viva il Duce!”. E io: “Viva il Duce!”. Me la scapolo così. Lo so, non è onorevole ma mi salvo il culo”: La satira ‘se la scapola’, quando può, sfugge a una situazione pericolosa sfilando via la testa dal cappio. Ma nel cappio la testa ce la infila volentieri, il cappio è l’essenza della satira: senza cappio, non c’è satira. E di quanti cappi racconta Vincino, e di quante provocazioni ritirate per scapolarsela. Accetta di tacere una volta per continuare a colpire, perchè la voce non si spenga mai e le mani non siano tagliate. Dal primo giornalino scolastico sul quale ha iniziato a pubblicare vignette (all’età di undici anni) fino ad oggi. Da Gianni Riotta a Enzo Biagi passando per Eugenio Scalfari, Lucia Annunziata, Claudio Sabelli Fioretti e altri ancora, Vincino dipinge un ritratto spietato non solo della classe politica ma anche del mondo giornalistico. Ma sia chiaro: Vincino non è un eroe, Vincino si presenta come un poveraccio che non ha fatto la storia ma l’ha raccontata, combattuta e spesso subita. Vincino è pragmatico, senza soldi non si campa: “non ho mai rifiutato soldi”, scrive, e quando lo criticano per avere accettato un premio ‘borghese’ come il Premiolino (il più importante premio giornalistico italiano) e i relativi 3 milioni di lire lui risponde con una vignetta che recita: ‘Lettore, se ritieni che debba rifiutare il premio, invia Tre Milioni specificando: per Vincino acciocchè rifiuti il Premiolino”.
Vincino è un poveraccio ma è uno che si è divertito da matti. Vincino è uno che non ha avuto pietà per nessuno e mai per sè stesso. Vincino è uno che i limiti della satira ‘li infrangiamo tutti con convinzione e pervicacia’. Vincino ha fatto lavori per il PCI facendosi pagare dalla lega delle cooperative (Tangentopoli, do you remember?), Vincino ha scoperto chi c’era dietro il Golpe Tejero in Spagna, Vincino ha minacciato di buttarsi di sotto – alla Camera, dinanzi a un’inferocita Nilde Iotti – perchè volevano impedirgli di disegnare dal vivo. Vincino è uno che scrive ‘un’autobiografia disegnata a dispense – Tomo I° (abbiate fede)’ sapendo benissimo che il Tomo II° non ci sarà ma noi avremo fede. Eccolo, Vincino. Ecco la satira.

Di |2018-08-23T07:26:41+02:0023 Agosto 2018|Categorie: nat show, satira, tavola|Tag: |8 Commenti

Raccontami la satira

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Questa è la recensione del libro “Mi chiamavano Togliatti” (Utet edizioni) di Vincino – con la collaborazione di Michele Mordente – che ho scritto per Il Fatto Quotidiano.
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“Io non ricordo come ricordo questo ricordo però ricordo”: così inizia l’autobiografia ‘Mi chiamavano Togliatti’ di Vincino, vignettista de Il Foglio e motore (im)mobile della satira italiana dagli anni ‘60 ad oggi. Una vita raccontata per giornali, da L’ora di Palermo a L’avventurista di Lotta Continua, poi Il Male, Tango, Il Foglio, Corriere della Sera e ancora altri. Una storia di riviste senza una lira e di contratti milionari, banchetti mondani e pezze al culo, risse furiose, morte e galera. Il vignettista Vincino è uno stratega impegnato in una perenne partita a scacchi contro il potere, qualsiasi esso sia, ma la cui minaccia è sempre uguale e l’autore ce la svela con un incubo avuto ai tempi in cui raccontava a disegni il Maxiprocesso di Palermo: che uno di quei mafiosi gli tagliasse le mani. Non che lo uccidesse, badate bene: che gli tagliasse le mani.

Si è discusso molto di cosa sia la satira, specie dopo la carneficina di Charlie Hebdo del gennaio 2015: nell’autobiografia di Vincino c’è l’essenza della satira.
“Un altro incontro con i fascisti avviene a Gela, mentre torno a casa da solo di notte. Cinque fascisti mi attorniano: “Rosso, dì: Viva il Duce!”.  E io: “Viva il Duce!”. Me la scapolo così. Lo so, non è onorevole ma mi salvo il culo”:  La satira ‘se la scapola’, quando può, sfugge a una situazione pericolosa sfilando via la testa dal cappio. Ma nel cappio la testa ce la infila volentieri, il cappio è l’essenza della satira: senza cappio, non c’è satira. E di quanti cappi racconta Vincino, e di quante provocazioni ritirate per scapolarsela. Accetta di tacere una volta per continuare a colpire, perchè la voce non si spenga mai e le mani non siano tagliate. Dal primo giornalino scolastico sul quale ha iniziato a pubblicare vignette (all’età di undici anni) fino ad oggi. Da Gianni Riotta a Enzo Biagi passando per Eugenio Scalfari, Lucia Annunziata, Claudio Sabelli Fioretti e altri ancora, Vincino dipinge un ritratto spietato non solo della classe politica ma anche del mondo giornalistico. Ma sia chiaro: Vincino non è un eroe, Vincino si presenta come un poveraccio che non ha fatto la storia ma l’ha raccontata, combattuta e spesso subita. Vincino è pragmatico, senza soldi non si campa: “non ho mai rifiutato soldi”, scrive, e quando lo criticano per avere accettato un premio ‘borghese’ come il Premiolino (il più importante premio giornalistico italiano) e i relativi 3 milioni di lire lui risponde con una vignetta che recita: ‘Lettore, se ritieni che debba rifiutare il premio, invia Tre Milioni specificando: per Vincino acciocchè rifiuti il Premiolino”.
Vincino è un poveraccio ma è uno che si è divertito da matti. Vincino è uno che non ha avuto pietà per nessuno e mai per sè stesso. Vincino è uno che i limiti della satira ‘li infrangiamo tutti con convinzione e pervicacia’. Vincino ha fatto lavori per il PCI facendosi pagare dalla lega delle cooperative (Tangentopoli, do you remember?), Vincino ha scoperto chi c’era dietro il Golpe Tejero in Spagna, Vincino ha minacciato di buttarsi di sotto – alla Camera, dinanzi a un’inferocita Nilde Iotti – perchè volevano impedirgli di disegnare dal vivo. Vincino è uno che scrive ‘un’autobiografia disegnata a dispense – Tomo I° (abbiate fede)’ sapendo benissimo che il Tomo II° non ci sarà ma noi avremo fede. Eccolo, Vincino. Ecco la satira.

 

Di |2018-07-20T14:19:41+02:0020 Luglio 2018|Categorie: news|Tag: , |5 Commenti

Oggi, in edicola

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Su Il Fatto Quotidiano oggi in edicola vi racconto “Mi chiamavano Togliatti…”, il primo tomo dell’autobiografia del vignettista Vincino (con la collaborazione di Michele Mordente) in libreria con UTET libri e provo a spiegare perché tutti quelli che ragionano su cosa sia la satira o come dovrebbe funzionare la satira farebbero meglio a leggerlo prima di parlarne. O magari scegliere di non parlarne affatto #vincino #utet #satira #natangelo

Di |2018-07-19T13:42:57+02:0019 Luglio 2018|Categorie: news|Tag: |0 Commenti

Nat & Vincino

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Tempo fa, per il Fatto Quotidiano, disegnai una striscia su Rodotà, esimio adorabile costituzionalista diventato in pochi giorni imprescindibile per la nuova Repubblica italiana. Alla mia striscia aggiunse una chiosa Vincino, che sapete chi è ( www.vincino.net ): qui per la prima volta le pubblico insieme.

P.S. Grillo, ai tempi di questa striscia, non aveva ancora definito Rodotà ‘ottuagenario miracolato dalla rete’.

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Di |2013-10-23T15:17:21+02:0023 Ottobre 2013|Categorie: indefinita|Tag: , , |1 Commento
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