Consiglio di lettura
So che amate molto quando vi consiglio libri e – siccome è capitato che leggere sia, delle tre cose che mi piace fare, l’unica per la quale non sono pagato quando la faccio – ecco un nuovo consiglio a gratis.
Questo libro qua: “Vita della mia ex per come la immagino io” edito da Minimum Fax, scritto da Gero Arnone e disegnato da Eliana Albertini.
È uno dei più divertenti (e amari) che mi sia capitato di leggere da molto tempo a questa parte. Soprattutto divertente, tanto (ma anche amaro). Quasi ogni pagina. È un insieme di racconti che si infilano uno nell’altro e si trasformano nel manuale di una caldaia e la storia di titanic vista da una diversa prospettiva e montanelli con destà e il franco dialogo tra la tua ex e il nuovo fidanzato di lei che è esattamente come tutti noi lo immaginiamo. . E poi c’è una frase che io non potrò mai più sentire senza scoppiare a ridere e senza chiedermi quale parte, in questo circo di guitti, sia riservata a ciascuno di noi:
“Cosa disse il sultano?”.
Caro Nat,
Riprendo la tua affermazione: “leggere è, delle tre cose che mi piace fare, l’unica per la quale non sono pagato quando la faccio”.
Arguisco che:
a) sei un gigolò
b) oppure non ti piace il sesso
c) oppure fai vignette solo per soldi
perché già sei pagato per fare vignette.
Explain your mind…
Ahimè! Di ex non ne ho mai avuti! La mia vita è stata alla Turandot! Solo che lei non voleva essere sfiorata da nessuno.Io ho sempre avuto paura di essere tradito.Devo dire che mi è mancato l’amore,ma quello erotico mai! Non ci ho mai pensato! Comprerò il libro.
Legge di Whitehorn per la felicità:
Trova qualcosa che ti piace fare, e fatti pagare per farlo.
Eh, sapessi quante volte sono stata tentata…
Ti dirò,senza voler fraintenderti.Leggevo qualche tempo fa, che fior di pornodivi sono morti suicidi! È quindi? Pirandello diceva: “esiste la verità” io dico esiste la felicità? Per me posso risponderti che la felicità è ascoltare le 4 stagioni di Vivaldi una dietro l’altra.Tu che idea hai della felicità?
È una questione di carattere.
Non siamo tutti uguali.
Tra l’altro il carattere è genetico, non è una cosa che si può cambiare.
Io sono del tipo ISTP, quindi non mi sarei suicidata, come non l’hanno fatto nessuna delle Olgettine.
Probabilmente adesso sarei anche a Bruxelles.
E aggiungo un +1 al contatore delle tentazioni.
Forse non è come dici tu. O meglio non tutti i lavori piacciono anche se pagati.Una volta alla Callas fu chiesto cosa rimaneva della fatica di interpretare un’opera,ella rispose gli applausi!
… scusa mi sono spiegato male.Volevo dire: esiste un lavoro che piace? Anche se ben pagato? Forse vi possono essere lavori meno faticosi.
Come diceva Confucio: non esiste un bel lavoro per uno che non ha voglia di fare niente.
Vero! Ora che ci penso il mio lavoro mi piaceva,non era ben pagato,ma mi teneva in contatto con le persone.
Come diceva K. Marx ( scusate la sintesi e il francese) : il lavoro è una fetta di culo che si vende ogni giorno per necessità.
L’uomo dovrebbe poter essere contadino la mattina, poeta nel pomeriggio, pittore al tramonto, pescatore la notte…o tutto quel che gli pare, senza la catena dell’obbligo.
Esattamente.
È l’obbligo che rende brutta la cosa, anche se ti piace farla.
E il risultato è che dopo poi non ti piace più.
E in certe cose, a me non andrebbe per niente bene.
Paradossalmente, per rispondere al Conte Valerian, non è bene “vendere” la cosa che ti piace di più. Perché devi poterla mettere in “pause” quando non lavori. Altrimenti muori sul pezzo come Mike Bongiorno o Andreotti.
Devi vendere quella che sta al secondo o al terzo posto.
Sicuramente mi piace disegnare vignette e mi pagano per farlo. La seconda cosa che mi piace fare e che mi pagano per fare, perché sono molto bravo a farlo, è chiaramente il sesso. E, chiaramente, scherzo. Era solo una battuta.
Ciò detto, per quanto riguarda trasformare in mestiere qualcosa che amiamo io ho una posizione ambivalente. Ho sempre amato disegnare (disegnare vignette divertenti ma non solo. Ho sempre amato molto anche scrivere). Ma all’università ho studiato legge, non ho fatto studi attinenti le mie passioni ma qualcosa di più pratico. E spesso ho discusso con amici che invece magari studiavano belle arti o altre cose più inerenti le loro passioni: dicevano “bisogna fare ciò che ci piace, nella vita”. Io rispondevo che certo, in un mondo ideale. Nel mondo nostro solo se hai il culo parato. Perché se devi trovare un lavoro e guadagnarti un’indipendenza, beh… bello tutto, il disegno, l’arte, la letteratura ma ci vuole qualcosa di spendibile nel mercato del lavoro.
La storia è finita che io a soli tre esami dalla laurea in legge sono riuscito a trasformare la mia passione in lavoro e al momento dura da 14 anni. E chi all’università ha studiato ciò che amava adesso fa lavori che non c’entrano nulla
Quindi il bello è che non ho avuto ragione eppure sono stato premiato. Se domani un mio figlio mi chiedesse un consiglio su cosa fare io non saprei cosa dirgli ma se questo blog sarà ancora qui lo inviterò a leggere questo commento e a decidere lui, in coscienza.
P. S.
Ovviamente, la mia non è una storia universalmente valida e – ribadisco – entrambe le posizioni (fa’ ciò che ami – scegli studi che abbiano sbocchi professionali) sono sensate e io stesso, paradossalmente, sono finito ad avere torto. Ma ci sono persone più coraggiose di me che si sono giocate il tutto per tutto e sono riuscite a vincere pur senza il culo parato. Sono poche,ne conosco e le ammiri. Diciamo che io ho sempre avuto scarsa autostima e ampia ansia.
Inseguire i propri sogni? Va benissimo, ma solo se metti in conto di poter il fallire e se hai la forza ricominciare, anche in un’altra direzione, se no uno potrebbe uscirne devastato e non trovare mai, non dico la felicità, ma almeno la serenità.
Prosit.
Chissà perchè, fra le persone che ho incontrato lavorando in giro per il mondo, le più felici erano quelle che facevano un lavoro che non avrebbero mai pensato di fare, per il quale non avevano speso anni di studio ma che hanno iniziato a farlo quasi per caso e col tempo si sono trovati ad appassionarsi e ad amarlo…
Invece chi fa il lavoro per il quale ha sudato e studiato e passato notti insonni e corsi di aggiornamento infiniti pian piano trovo che diventi sempre più amareggiato e disilluso…
Dici bene! Due episodi della mia vita: una quasi laureata in lettere, molla tutto e adesso è una felice cuoca.Una ragazza laureata in giurisprudenza, corso notarile superato tanto da avere già il sigillo notarile,molla tutto e adesso è felicemente suora di clausura.Felicita’ ma chi sei veramente?
Fermo restando l’assioma personale che la vita non è un processo ergodico, per cui la vita di uno, o di pochi, non rappresenta(no) quella di tutti, se non nel pattern (comunque non sempre soddisfatto) del cerchio vitale “Nasci, cresci, ti riproduci, muori”, potrebbe essere che chi fa ciò per cui non ha studiato abbia a lungo l’atteggiamento di chi ha ancora molto da imparare, mentre chi fa ciò che ha studiato spesso finisca per _credere_ di sapere tutto ciò che dovrebbe, e quindi si annoi, o veda come le cose vanno, sapendo come potrebbero andare.
“Il mondo è ciò che accade”, per come lo guardiamo, aggiungerei banalmente io.